Il rischio di esposizione a Legionella negli ambienti di lavoro

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09/12/2018

La legionella è un genere di batteri gram-negativi aerobi di cui sono state identificate più di 50 specie, suddivise in 71 sierotipi; quella più pericolosa, a cui sono stati collegati circa il 90% dei casi di legionellosi, è la legionella pneumophila. La legionella deve il suo nome all'epidemia acuta che nell'estate del 1976 colpì un gruppo di veterani della American Legion riuniti in un albergo di Philadelfia (USA), causando ben 34 morti su 221 contagiati (oltre 4.000 erano i veterani presenti): solo in seguito si scoprì che la malattia era stata causata da un "nuovo" batterio, denominato legionella, che fu isolato nell'impianto di condizionamento dell'hotel dove i veterani avevano soggiornato.

Le legionelle sono presenti negli ambienti acquatici naturali e artificiali: si riscontrano nelle sorgenti, comprese quelle termali, nei fiumi, laghi, vapori, terreni. Da questi ambienti esse risalgono a quelli artificiali come le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici, come i serbatoi, le tubature, le fontane e le piscine (sono state rilevateanche in fanghi di fiume o torrente, o argilla per manufatti in terracotta). Le condizioni più favorevoli alla proliferazione sono: di stagnazione di acque; presenza di incrostazioni e di sedimenti; biofilm; presenza di amebe. 

Le installazioni che producono acqua nebulizzata, come gli impianti di condizionamento e le reti di ricircolo acqua calda negli impianti idrico-sanitari, costituiscono dei siti favorevoli per la diffusione del batterio. Considerato che l'intervallo di proliferazione del batterio va dai 15 ai 50 °C (fino a 22 °C il batterio esiste ma è inattivo), esistono delle zone critiche negli impianti idrosanitari: all'interno delle tubazioni, specialmente se obsolete e con depositi all'interno, od anche in tratti chiusi, nei serbatoi di accumulo, nei bollitori, nei soffioni della doccia e nei terminali di distribuzione; anche i sistemi idrici di emergenza, come le docce di decontaminazione, le stazioni di lavaggio per gli occhi e i sistemi sprinkler antincendio possono essere luogo di proliferazione. La legionella è stata rilevata anche in vasche e piscine per idromassaggio che utilizzano di solito acqua calda (in genere tra 32 e 40 °C) ed iniettano getti di acqua o aria a grande velocità: i batteri possono essere rilasciati nell’aria dalle bolle che risalgono o con un fine aerosol. Alcuni casi di legionellosi sono stati associati alla presenza di fontane decorative in cui l'acqua è spruzzata in aria o fatta ricadere su una base. Le fontane che funzionano ad intermittenza presentano un rischio più elevato di contaminazione; gli altri impianti dove il rischio legionella è elevato sono le torri di raffreddamento a circuito aperto ed a circuito chiuso, se nelle vicinanze vi è la presenza di canalizzazioni di ripresa o di aspirazione d'aria.
Da considerare anche gli impianti di condizionamento dell’aria, come gli umidificatori/raffrescatori a pacco bagnato, i nebulizzatori, i sistemi a spruzzamento, il raffreddamento adiabatico. Un'ulteriore fonte di rischio sono gli accumulatori, normalmente presenti negli impianti solari per la produzione di ACS (acqua calda sanitaria), la cui temperatura normale di esercizio si aggira attorno ai 50 °C.

Per quanto riguarda gli impianti idrici, è necessario:
- evitare tubazioni con terminali ciechi o senza circolazione;
- evitare formazione di ristagni;
- evitare lunghezze eccessive di tubazioni;
- evitare contatti tra acqua e aria o accumuli in serbatoi non sigillati;
- prevedere una periodica e facile pulizia;
- scegliere con cura i materiali (è stato rilevato che le tubazioni di rame riducono la proliferazione della legionella);
- evitare la scelta impiantistica di torri evaporative in favore di soluzioni alternative, come i sistemi water spray system od i pozzi geotermici;
- prevenire la formazione di biofilm ed incrostazioni. 

Sulla base della normativa esistente, il rischio legionella deve essere contenuto nel documento di valutazione dei rischi (DVR) che ogni datore di lavoro ha l'obbligo di redigere.

Informazioni
Ufficio Prevenzione Infortuni, Enrico Taponecco
Tel. 0187.286632
sicurart@confartigianato.laspezia.it

 

I batteri, inoltre, possono sopravvivere con una temperatura dell'acqua compresa tra i 5,7 e i 55 °C, mentre hanno il massimo sviluppo con una temperatura dell’acqua compresa tra i 25 e i 42 °C. Da evidenziare la loro capacità di sopravvivenza in ambienti sia acidi, sia alcalini.
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