Edilizia: record di crescita per le imprese artigiane liguri. Per Paolo Figoli: “Mettersi in proprio spesso scelta obbligata, ma non sempre vincente”

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03/09/2012

In Liguria, cresciuto dell’1,96% nell’ultimo anno il numero degli artigiani edili, ma cala a picco il numero degli occupati: - 26mila posti di lavoro dipendente. Per Paolo Figoli (Presidente ANAEPA-Confartigianato Liguria): “Mettersi in proprio spesso scelta obbligata, ma non sempre vincente”

 Costruzioni ai minimi storici in Italia. Ma non in Liguria, dove il comparto sembra reagire bene alla crisi. Infatti, secondo l’ultima indagine di Anaepa Confartigianato che ha fotografato lo stato di salute del settore edile nel primo semestre 2012, mentre a livello nazionale l’edilizia presenta una flessione della produzione dell’1,36%, la nostra regione presenta il record nazionale per tasso positivo di imprese di costruzione: +0,97% registrato nell’ultimo anno.

A imprimere la spinta a tutto il comparto edile sono le imprese artigiane (oltre 23mila quelle registrate in Liguria su un totale di 30.600 di quelle operanti nelle costruzioni in generale) che vanno a incidere sul tasso di crescita dell’edilizia ligure con una crescita dell’1,96% negli ultimi quattro trimestri. L’impennata nel tasso di sviluppo delle imprese edili artigiane si riscontra in modo marcato a Genova (+3,67%); positivo anche il tasso a Imperia (+1,02%) e Savona (+0,58%), negativo invece alla Spezia (-0,74%).

«La Liguria – spiega Paolo Figoli, presidente di ANAEPA - Confartigianato Liguria – è l’unica regione in Italia ad avere un tasso di crescita positivo nel numero delle imprese. Non vuol dire che però qui da noi sia tutto rose e fiori. Anzi: se guardiamo ai tassi di occupazione emerge che la Liguria ha tra i tassi peggiori per numero di lavoratori sia dipendenti sia indipendenti».

La flessione degli occupati nell’edilizia in Liguria tra il secondo trimestre 2011 e il primo trimestre 2012 è stata di -12,3% con un’emorragia di oltre 26mila posti di lavoro dipendente, di -10,7% degli indipendenti pari a oltre 21mila lavoratori autonomi. Peggio della Liguria, in chiave occupazionale, solo la Sardegna (-17,7% di dipendenti) e la Calabria (-15,3%). «Il fenomeno – commenta Figoli – è sicuramente spiegato dal fatto che molti ex dipendenti decidono di mettersi in proprio, ma in pochi riescono a rimanere sul mercato, reso asfittico dalla crisi economica che dal 2008 a oggi vive uno stato di recessione ai minimi storici e che nel 2011 è sceso sotto i livelli del 2000. A incidere sullo stato di sofferenza sono gli annosi ritardi nei pagamenti da parte di privati e pubbliche amministrazioni, il doppio rispetto alla media europea, la drastica riduzione di investimenti in opere pubbliche, il calo nell’erogazione dei mutui alle famiglie ed e la sempre maggiore difficoltà dell’accesso al credito da parte delle imprese e i tassi bancari in aumento. Inoltre la pesante tassazione sugli immobili ed il clima di sfiducia e timore nel futuro allontana i possibili investitori del settore. In questa critica situazione cercano di trovare spazio nuove imprese che, non filtrate da nessuna legge di accesso alla professione del comparto, generano concorrenza sleale e, non avendo minimi requisiti tecnici-morali-professionali, fanno solo danni e non portano benefici nè occupazionali nè di produttività ».

Nell’ultimo anno, lo stock del credito erogato alle imprese edili è calato in media del 5% a livello nazionale: in Liguria (-3,6%) si registra una delle diminuzioni più acute e le contrazioni maggiori, a livello provinciale, si riscontrano a Imperia e Savona (-8,5%); alla Spezia un lieve -1,6%, mentre a Genova addirittura un aumento dello 0,3%. «Dal 2008 al 2011 – dice Figoli – il numero dei nuovi mutui concessi è diminuito in media in Italia del 9% all’anno, colpendo in misura maggiore i mutuatari più giovani e quelli extracomunitari. La Liguria, insieme a Emilia Romagna e Valle d’Aosta, è tra le regioni dove si registra la variazione percentuale minore negli stock dei mutui concessi per l’acquisto di un’abitazione. Sappiamo bene che il mercato immobiliare, anche quello dell’usato per cui oggi i tempi nelle compravendite in media arrivano a 8 mesi, è legato a doppio filo con l’edilizia: meno famiglie acquistano casa e minore è la richiesta di ristrutturazioni con inevitabili conseguenze negative soprattutto per le imprese di piccole e piccolissime dimensioni».

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