Rifiuti, analisi da rifare. Taponecco (Confartigianato) «Un altro costo assurdo imposto alle aziende»

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11/08/2015

Da giugno sono cambiate le regole per la classificazione dei rifiuti e adesso Confartigianato lancia l'allarme costi. Molte imprese infatti sono costrette a verificare se per i loro scarti devono essere modificati i codici e le classi di pericolosità a cui appartengono.

«In pratica il rifiuto è sempre il medesimo- denuncia Enrico Taponecco Responsabile Ambiente e Sicurezza di Confartigianato - ma le imprese devono sostenere nuovi costi. É incredibile che con poche modifiche della normativa comunitaria si sia messo in moto un meccanismo che porterà ad una spesa enorme per le aziende. Siamo convinti che in termini di effettivo corretto smaltimento o recupero dei rifiuti non cambierà nulla rispetto alla situazione precedente».

Se le verifiche coinvolgessero circa mille imprese in provincia su 6 mila imprese artigiane, e ognuna dovesse verificare cinque tipologie di rifiuti, con una media di 200 euro ad analisi si arriverebbe ad un costo complessivo di oltre un milione di euro: una cifra enorme che viene sottratta alle imprese!».
Tutto questo ci lascia a dir poco perplessi. Inoltre, nessun ente si assume la responsabilità di dare indicazioni su quali sono le classi di pericolosità dei singoli rifiuti quindi alle le imprese non rimane che effettuare in proprio le analisi chimiche.

«Avremo 50 falegnami che faranno fare l'analisi a 50 barattoli vuoti di vernice, 100 carrozzieri per i filtri usati della cabina, 50 aziende della metalmeccanica per l'olio minerale e così via». E bisognerà pure aggiornare le analisi, perché «vengono "tenute buone” per un anno o due. Siamo d'accordo che dobbiamo gestire correttamente i rifiuti fin dalla loro produzione, ma va trovato un sistema per ridurre i costi superflui alle imprese».

Per Taponecco «sarebbe bastato ad esempio, che Regione, quel che resta della Provincia oppure il Ministero dell'Ambiente, avessero sistemato in automatico le classi di pericolosità dei rifiuti. In realtà tutti sostengono che non si può fare. Ci aspetteremmo uno Stato più vicino alle nostre imprese».

Confartigianato lancia una controproposta: «Facciamo le analisi solo se dalla scheda di sicurezza dei prodotti utilizzati e dall'analisi del ciclo di lavoro non è possibile attribuire la classe di pericolosità al rifiuto. Non obblighiamo a ripeterle se non cambia il processo produttivo o la materia prima dalla quale si origina il rifiuto. Su questo ci batteremo nei prossimi mesi per modificare la legge».

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